LA LOMBARDIA E’ IL MOTORE DI SVILUPPO EUROPEO

La nostra intervista all’Assessore Regionale allo Sviluppo Economico Guido Guidesi.

Recentemente in visita in Valle Camonica, presso lo stabilimento di Trafilix Spa a Esine, Assocamuna Imprenditori ha avuto l’onore di ricevere l’Assessore Guidesi, che ha
presentato le nuove misure regionali di sostegno alle imprese lombarde.

Assessore, quali sono gli interventi strutturali che Regione Lombardia ritiene necessari per sostenere le imprese?

Sono diversi gli strumenti che abbiamo messo in atto per aiutare le imprese, da vari punti di vista: dalla digitalizzazione alla transizione ambientale ed ecologica, per continuare con gli investimenti per il miglioramento della competitività, al rispetto del credito. Inoltre, la Regione si occupa di formazione e di ricerca, sempre nell’ottica del sostegno alle imprese, e la grande novità sta in un cambio di strategia: in passato si creavano strumenti per categorie di imprese (commercianti, artigiani, industrie, ecc.), mentre oggi essi si realizzano per i settori e gli ecosistemi dei quali fanno parte (dalle Università ai Centri di Ricerca e Formazione, ad esempio). La novità della filiera degli ecosistemi sta funzionando e ne è coinvolta anche qualche impresa camuna.

Esistono misure dedicate a chi fa impresa nelle aree interne come, ad esempio, in quelle della Valle Camonica?

Assolutamente sì, perché la Regione ha una struttura e degli strumenti dedicati alle aree interne. Sono stati fatti tanti investimenti anche in Valle Camonica (ad esempio per gli impianti turistici) e il nostro sguardo è sempre alle imprese: non siamo noi, però, a dover dire loro che direzione prendere, ma semplicemente offriamo un sostegno affinché esse
raggiungano – in poco tempo – gli obiettivi che si sono prefissate. La Regione, quindi, in generale aiuta le aree interne – e ovviamente non solo le imprese – con una struttura ad esse dedicata.

Secondo Lei, quanto è importante fare rete per i territori montani e/o a bassa densità abitativa, per tutelare il proprio tessuto imprenditoriale?

Lo è al di là della morfologia dei singoli territori, perché mettendo in atto ciò si connettono i know-how di cui si dispone e dal punto di vista economico ciò è fondamentale; per questo parliamo di strumenti e stiamo andando nella direzione delle filiere. Appare importante fare rete anche nei settori che hanno una certa peculiarità territoriale (per fare un esempio in Valle Camonica, non posso non citare le forge) e questa può essere la strategia vincente dal punto di vista economico.

Come sta affrontando il compito di stringere alleanze e accordi con altre Regioni europee per sostenere la competitività delle filiere produttive?

Tutte le nostre filiere produttive hanno rapporti, dal punto di vista commerciale, competitivo e di collaborazione, a livello europeo. Rappresentiamo la prima Regione manifatturiera d’Europa e dobbiamo trasformare le collaborazioni commerciali in una pianificazione economica strategica. Il fare rete con altre realtà europee ci permetterà di mostrare alla Commissione Europea come la manifattura sia un aspetto imprescindibile
per la competitività del continente. Insomma: l’Europa sarà competitiva solo se disporrà ancora di chi produce e se la Commissione avrà questa come priorità. Da parte nostra, la collaborazione con l’Europa è iniziata in qualche settore (chimica, automotive, ecc.) e contiamo di continuare su questa strada.

Considerando che la Lombardia è una delle prime Regioni manifatturiere d’Italia e in cima alla classifica in Europa nel settore automotive – settore importante anche per le aziende della nostra Valle – quali saranno gli impatti della transizione ecologica sul tessuto produttivo della Regione?

Questo è un tema delicato e non possiamo rischiare di gestire male la transizione ecologica; sono necessari dei cambiamenti per non perdere buona parte delle aziende lombarde della filiera della automotive. Da un paio di anni abbiamo iniziato una discussione in merito al tema, avanzando proposte concrete, con l’aiuto anche di realtà universitarie, così da avere una visione più “scientifica”, dimostrando che gli obiettivi dell’impatto zero sulla mobilità possono essere raggiunti con una pluralità di trazioni; per essere
più chiaro, le macchine potranno continuare ad avere un motore endotermico, pur essendo
alimentate con biocarburanti. Ciò consentirebbe la trasformazione delle raffinerie in bio-raffinerie, con un conseguente successo ambientale, e in tal modo si eviterebbe un “suicidio” economico a vantaggio di Paesi esteri.

In che modo in Lombardia si sono anticipati i tempi riguardo alla transizione sostenibile rispetto ad altre Regioni europee?

In Lombardia ci occupavamo del riciclo della plastica quando ancora non c’erano normative in merito e da tempo abbiamo una progettualità che mira all’economia circolare e a una transizione energetica e sostenibile per tutto il mondo. I progetti sono applicabili in moltissimi settori, ma sono comunque necessari degli ingenti investimenti per raggiungere gli obiettivi della transizione, che non possono essere lasciati solo nelle mani delle aziende. Abbiamo bisogno altresì di una piena neutralità tecnologica per usare la ricerca e l’ingegno dei nostri imprenditori affinché gli errori commessi nell’ambito della automotive non siano
replicabili in altri settori. Ci sono molti obiettivi condivisi, ma non è possibile indicare un’unica strada, perché altrimenti subiremmo un’omologazione, che porterebbe solo a limitazioni dal punto di vista competitivo.

Quale messaggio per il futuro si sente di trasferire alle imprese camune?

La Regione è da sempre – e sempre lo sarà – al fianco delle aziende e la partita va giocata
assieme. Vogliamo continuare ad avere al nostro interno aziende protagoniste di successi
internazionali, con imprenditori che sappiano offrire al Paese occupazione, progresso e crescita.

A cura della Redazione.

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