LA BARCA A VELA COME METAFORA DELLA VITA

Il progetto della velaterapia nelle parole delle psicoterapeuta Massimo Masserini.

Medico bergamasco, Masserini è psicologo e psicoterapeuta, ma anche istruttore di FIV di primo livello. Da qualche anno ha sviluppato la psicoterapia di gruppo in barca a vela, modalità riabilitativa che sta facendo registrare ottimi risultati. Lo abbiamo incontrato per farci spiegare meglio il progetto.

“Nasco come sportivo – esordisce – prima che come psicologo, in quanto sono stato campione del mondo di windsurf. Ora, però, avendo sessant’anni, ho iniziato a pensare come potessi coniugare le mie due nature, ovvero l’essere un grande amante della barca a vela con la mia attività di medico. Qualche anno fa, quindi, mi sono concentrato sul progetto della velaterapia, presidio medico riabilitativo che avevo già sperimentato, nel 2017, con il CPS di Bergamo. Fin dai primi risultati, abbiamo constatato come fosse perfettamente funzionale su molti dei nostri pazienti, poiché – attraverso lo sport – li
aiutavamo a risolvere le difficoltà emotive e ad incoraggiare il loro sviluppo personale.”

Ma com’è nato il tutto?

Ho acquistato una prima barca a vela – prosegue – l’ho “testata” con la mia famiglia e poi ho provato a portarvi alcuni dei miei pazienti. Ritengo che la barca a vela sia la perfetta metafora della vita: viaggiando su di essa essa non è possibile seguire un percorso in linea retta, ma è necessario sfruttare la corrente del vento, che rappresenta il motore del mezzo; inoltre, talvolta si deve virare, ovvero cambiare rotta, esattamente come, nel corso della vita, ognuno si trova a dover scegliere, per volontà o meno, delle strade che inizialmente non aveva prospettato di prendere. Infine, si raggiunge l’obiettivo prefissato, arrivando al termine del viaggio.

Cosa c’è dietro al progetto?

L’obiettivo di portare i pazienti a veleggiare, compiendo delle uscite in barca, è quello di
appassionarli a questo mondo, insegnando anche loro a migliorare, potendo addirittura
disputare regate e competizioni. Attualmente abbiamo una flotta di due barche a vela a
Lovere, ognuna da sette posti, oltre a una a Sarnico, e la prima che avevo acquistato, più
piccola, è ormeggiata a Campione, sul Lago di Garda. Inoltre, ogni anno noleggio una barca a vela al mare, ora a Loano, e organizzo settimane terapeutiche, durante le quali effettuiamo anche interventi di respirazione, di mindfulness e altre attività cliniche.

Lei viaggia con i suoi pazienti?

Cerco sempre di essere presente durante le uscite e, quando sono impossibilitato a farlo, assumono il ruolo di skypper i miei collaboratori, oppure persone fidate del team, che sono con noi da anni. Ad oggi abbiamo due gruppi: uno aperto, nel quale chi vuole provare questo tipo di terapia è ben accetto, e uno chiuso, definito “Race”, che conta un massimo di 25 membri, tutti atleti assicurati e tesserati FIV. Alcuni dei componenti di quest’ultimo gruppo sono con noi addirittura da tre anni e con loro è stato fatto un grande lavoro,
soprattutto in termini di autostima, tanto che mirano a porsi sempre più obiettivi e a disputare delle vere e proprie competizioni. I nostri pazienti, il più delle volte, necessitano di recuperare la motivazione che è andata loro perduta per vari motivi, quindi noi li
stimoliamo a voler porsi sempre nuovi traguardi. La barca è sempre “viva” e in essa c’è sempre qualcosa da fare: bisogna metterla a punto, riparare le vele o sostituire gli ancoraggi, ad esempio, e a loro, comprese alcune donne, viene insegnato anche tutto questo.

Quando si effettuano le uscite in barca a vela?

Praticamente usciamo dal 15 gennaio al 15 dicembre, ogni week-end; nel periodo fra aprile e ottobre sia di sabato che di domenica, mentre nei mesi più freddi solo di sabato. E in futuro? Sarebbe bello estendere il progetto anche in altre zone… Sì; infatti, abbiamo già preso contatti con la FIV. Ci “stanno osservando”, proprio nell’ottica di replicare il progetto altrove, possibilmente con altri colleghi che sto formando. A questo proposito, lo scorso anno, abbiamo effettuato un Master in Psicologia dello Sport e le risposte esterne sono state molto incoraggianti.

MASSIMO MASSERINI.

Massimo Masserini è psicologo clinico, psicoterapeuta, terapeuta emdr, psicologo giuridico-ctp, pedagogista, psicologo dello sport, sessuologo clinico, ipnologo clinico e dello sport,
mediatore relazionale, velaterapeuta, personal e mental trainer, life e mental coach, maestro kick boxing IIII grado, tecnico europeo CONI IV livello, istruttore spinning, istruttore I livello vela – windsurf, preparatore mentale I livello fit.

La terapia.

Secondo la Società Italiana di Psicologia, mare e vento combattono lo stress, la depressione e le ansie legate alla vita di tutti i giorni, al punto che andare in barca è diventata una vera e propria cura chiamata ‘velaterapia’. Si mettono infatti in atto dinamiche particolari perché si è “costretti”, in un certo senso, a muoversi in uno stesso
ambiente e in uno spazio ristretto, e a collaborare, dando ascolto ad un leader. E non
esistono “fannulloni”, come recita un famoso presupposto velista. La velaterapia nasce da
un’esperienza svedese conclusasi con sorprendente successo, legata a un progetto di
recupero di ragazzi considerati difficili e socialmente non inseriti. E ultimamente si sente
sempre di più parlare di velaterapia in progetti aziendali legati al cosiddetto “team building”, cioè progetti utili per migliorare le dinamiche aziendali all’interno dei gruppi.

A cura di Angela Ducoli.

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