ANDY MOSCARDI, DA 29 ANNI AL RIFUGIO CROCEDOMINI

Storia di una scelta casuale, che si è trasformata in un vero e proprio progetto di vita.

La scritta dipinta nero su bianco sullo stabile più alto e le ante rosse, che segnano le finestre di quello più basso, sono i due tratti identificativi che – da decenni – contraddistinguono il Rifugio Crocedomini, posto esattamente sull’omonimo Passo, anticamente Crux Dominii o Passo Crus Domine, valico alpino delle Prealpi bresciane, situato in provincia di Brescia, a 1.892m. a sud del Parco dell’Adamello.

A gestirlo, da quasi trent’anni, è Ferruccio Andy Moscardi, di Piamborno. Nato da una famiglia nella quale da sempre si è respirato l’amore per la montagna, Andy, dopo aver lavorato per undici anni in un albergo, decide di lanciarsi in questa nuova avventura, ovvero nella gestione di un rifugio e, più precisamente, del Crocedomini. Potrebbe essere un’esperienza da portare avanti per cinque o sei anni, – dice tra sé e sé – essendo nuovo ad un impegno di questo tipo, ritrovandosi oggi, dopo ben 29 anni, a considerarlo un lavoro
con molti stimoli. “Operare in un territorio che offre prodotti caseari di alpeggio d’eccellenza, come il Silter, il Brè e il Bagoss, è una vera fortuna – dice Moscardi – L’impiego di questi prodotti nella nostra cucina è determinante per far conoscere le produzioni di montagna e le antiche ricette, non solo a coloro che arrivano da vicino, ma anche ad una
clientela che viene da fuori e che dimostra, ogni volta, di gradire i prodotti e le ricette della
tradizione camuna.

Il Rifugio Crocedomini è posto in un luogo strategico, tappa fissa dei motociclisti provenienti da varie parti d’Italia e d’Europa, nonché dagli appassionati delle salite sulle due ruote. “La stagione potrebbe essere anche più lunga – commenta il rifugista – Polacchi, tedeschi, austriaci e cecoslovacchi appassionati delle due ruote iniziano già in questi giorni a richiedere l’apertura primaverile. Purtroppo, però, spesso, più per questioni burocratiche che effettivi pericoli, la strada resta chiusa al transito fino ai primi di giugno
e una buona fetta di turismo resta “ferma al palo”, costretta a scegliere altri itinerari e, di
conseguenza, altri territori”.

Le strade che congiungono il Passo di Crocedomini con il fondovalle sono state percorse anche dal Giro d’Italia per ben 6 volte: nel 1970 (unica scalata del versante camuno), 1976, 1982, 1997, 1998 e 2022. La zona è però ricca anche di sentieri e di testimonianze storiche. Il Passo, allo scoppio della Grande Guerra del 1915, fu prontamente presidiato dal 77o e dal 78o Reggimento della Brigata Toscana, e siccome le alture di Bazena-Crocedomini costituivano un punto fondamentale per quanto riguarda la viabilità di collegamento delle strutture difensive camune con quelle della Valle Trompia e del Lago d’Idro, attirarono l’attenzione del Genio militare. Un’importante arteria militare venne appositamente realizzata partendo da Breno e, raggiunta la località Bazena, si spingeva al Passo Crocedomini, dove si biforcava: da una parte in direzione dell’Alta Valle del Caffaro; dall’altra, aggirato il Dosso Alto, attraverso il Passo della Spina, giungeva al Passo del Maré e al Forte di Cima dell’Ora, con collegamento ad Anfo sulle rive del Lago d’Idro, con uno sviluppo complessivo, da Breno ad Anfo, di oltre 57 chilometri.

La strada militare Passo Crocedomini-Maniva è ancora ben visibile, e con un percorso di circa 600 metri si giunge alle postazioni militari, corredate anche da una serie di trincee ben conservate. Per gli amanti del trekking, dal Rifugio Crocedomini, in due ore e mezza si può raggiungere il monte Frerone, posto a 2.673 metri di quota; stesso tempo, ma con un dislivello di 400 per arrivare al Lago della Vacca, ed in quattro ore Cima Galliner, a 2.576 metri. Escursione più impegnativa, per gli esperti, quella di 1.000 metri, che porta al Cornone del Blumone. Se tutto ciò non fosse ancora abbastanza, per programmare una
visita in zona, ricordiamo che la zona di Crocedomini, sia dal punto di vista geologico che
botanico, è meta di numerosi studiosi e scolaresche, provenienti da tutto il mondo. Le più grandi varietà presenti, alcune molto rare, sono spesso al centro degli obiettivi di appassionati e fotografi.

Al di là, comunque, che si varchi la soglia del Rifugio Crocedomini dopo aver camminato, pedalato o guidato, ciò che fa tornare volentieri è l’atmosfera che si respira al suo interno. Sorrisi, semplicità e amore per il proprio lavoro sono le caratteristiche che Andy Ferruccio Moscardi è riuscito a trasmettere anche ai suoi collaboratori. “All’inizio di questa avventura eravamo in pochi, le esigenze dei clienti erano diverse e noi acerbi del mestiere. Oggi, invece, posso dire di avere con me una squadra di ragazzi (il più” vecchio” ha 35 anni) che ci crede, che anche nei momenti di maggior impegno sa dare il meglio, che non molla e porta avanti una collaborazione serena e sincera. Da giugno ad ottobre, a seconda della situazione meteo, non esiste giorno di chiusura. Il riposo arriva in autunno/inverno, ma mai del tutto. In quei mesi a fondovalle ci troviamo comunque per organizzare a stagione successiva, inventare nuovi piatti, perfezionare quelli già proposti, cercare di soddisfare le nuove esigenze della clientela. Dopo 29 anni, credo proprio di poter dire – conclude Moscardi – che questo sarà il mio lavoro anche per il futuro!”.

Come raggiungere il Rifugio.
Il Rifugio può essere raggiunto in auto salendo da Bienno o da Breno con la provinciale 345; da Bagolino con la statale 669; dal Passo Maniva (strada sterrata dal km. 57 al km. 65 e senza protezioni a valle) con la provinciale 345. Nel periodo invernale, il Passo è chiuso.

A cura di Giò Moscardi.

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