IL RILANCIO DEL TERRITORIO PASSA DAGLI YAK

L’attività della famiglia Zenoni/Morgani e la gestione dell’Azienda Agricola “Il Ginepro”.

Siamo in Val Saviore, a Saviore dell’Adamello e, più precisamente, in località Frere. Qui sorge la bellissima Azienda Agricola e il relativo Agriturismo “Il Ginepro”, posto in mezzo alla natura, immerso nel verde del paesaggio circostante. L’attività è a conduzione famigliare e viene portata avanti da Moira Zenoni e da suo marito Gianni Morgani (già presente sulle nostre pagine nei mesi scorsi, quale vincitore del Premio Fedeltà alla Montagna 2023”, ndr). Li abbiamo incontrati e ci siamo fatti raccontare la loro storia, nella quale trovano spazio anche dei particolari animali…

Come prende piede la vostra attività?

Dagli inizi degli anni Duemila, gestiamo il tutto io e mia moglie, anche se la storia parte da molto più lontano, perché precedentemente, ovvero dagli anni Ottanta, si occupavano dell’Azienda Agricola i miei genitori – esordisce Gianni.

Azienda Agricola e poi anche Agriturismo. Quali le altre trasformazioni?

In primis, la nostra decisione, nel 2008, di affiancare all’Azienda un Agriturismo dall’omonimo nome; inoltre, i miei genitori si occupavano prevalentemente dell’allevamento di ovi-caprini, mentre noi abbiamo fatto scelte diverse.

In termini di allevamenti?

Sì, poiché ci siamo concentrati su animali quali gli yak tibetani e i bovini Highland scozzesi. Ovviamente abbiamo ancora anche capre, pecore e animali da cortile (polli e galline), ma ci siamo focalizzati soprattutto sugli yak (oggi sono circa una decina).Continuiamo ad avere un allevamento di ovi-caprini, ma nella Bassa Bresciana, in quanto territorio più adatto.

Perché questa scelta?

Inizialmente, abbiamo allevato degli asini, ma col tempo ci siamo accorti che avevamo bisogno di animali che contribuissero in modo concreto alla pulizia del terreno circostante. In particolare, ci piace definire gli yak “decepugliatori naturali”, poiché mangiano qualsiasi cosa sia presente nei prati nella zona, compresi piccoli arbusti, compiendo, quindi, un’azione totalmente “biologica”, contrastando l’incontrollata avanzata del bosco e pulendo il sottobosco, così che non si sviluppino incendi.

E in termini di prodotti?

Puntiamo molto al km zero, alla tradizione della nostra Valle e alla qualità. Proponiamo insaccati, menù a base di carne, quali stracotti, ma ci concentriamo anche sulla segale e sui
casoncelli. Sottolineo come la carne rossa dei bovini Highland scozzesi sia molto pregiata, in quanto ricca di Omega3, pertanto è un’alleata per prevenire il colesterolo. Della cucina si occupa nostro figlio Mirko, che ha studiato proprio alla Scuola Alberghiera e ha lavorato in Valle Camonica come chef, e ora gestisce anche un bar in paese, anche perché qui non ne esistevano più. Noi crediamo fortemente che il territorio debba essere rilanciato partendo proprio da ciò che si ha a disposizione e mettendo le proprie competenze al servizio della
comunità.

La vostra realtà, quindi, comprende sia l’attività agricola che quella turistica. Scelta vincente?

Assolutamente sì e ne andiamo fieri inoltre, più di recente, abbiamo acquisito la storica casa dell’Enel, in Val Salarno, e l’obiettivo è di inserirla in un progetto che comprenda un circuito legato all’e-bike. La località in questione è servita da una strada di montagna, silvo-pastorale, e il nostro intento è proprio quello di offrire un servizio al turista che, attraverso un circuito in bicicletta o pedonale, possa muoversi liberamente, esplorando tutte le bellezze del territorio, attraverso varie tappe in diversi luoghi. Sappiamo come oggi si stia creando un buon business proprio di e-bike e vogliamo usare vari mezzi per potenziare il turismo di montagna. Ci auguriamo di aver pronta anche questa realtà fra un paio di anni.

Non avete mai avuto momenti di difficoltà o episodi durante i quali avete messo in
discussione ciò che stavate facendo?

Sinceramente no; più di recente, ci siamo chiesti se valesse la pena investire in Val Salarno, ma ha prevalso l’obiettivo di realizzare qualcosa di buono per il territorio.

Un’ultima curiosità: perché è stato scelto proprio il nome “Il Ginepro”?

È il nostro nome storico e mai lo cambieremo ed è stato scelto in quanto nella zona, inaspettatamente, fin dai tempi dei miei genitori, crescevano non poche bacche di ginepro!

GLI YAK TIBETANI

Pregiati animali, definiti anche bue muschiati, sono un incrocio fra i tradizionali bovini e quelli selvatici. Abituati a temperature basse, non se ne trovano molti nel nostro Paese, eccezion fatta per l’allevamento di Messner in Valle di Cadore. Il loro aspetto fisico è caratterizzato da una folta pelliccia, con lunghi peli con gradazioni di colore tra il marrone scuro e il nero; le corna sono grandi e allungate, con una curvatura verso l’alto, mentre un lungo ciuffo di peli ricopre parte della fronte e la coda è ricoperta di lunghi peli. Le popolazioni addomesticate hanno gambe più corte e zoccoli più ampi. La colorazione della
pelliccia è più diversificata: dal nero al bianco e spesso chiazzata; le corna sono più deboli e
possono essere assenti. Gli yak possiedono grandi polmoni, un numero elevato di globuli rossi e una concentrazione di emoglobina più elevata della maggior parte degli altri bovidi; caratteristiche – queste – che permettono loro di vivere ad elevate altezze, cosa che gli altri bovidi non sono in grado di fare.

A cura di Angela Ducoli.

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